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Vanity Fair Italia: Justin Timberlake tiene «el sol en su bolsillo»

Justin Timberlake aparece en la portada de la nueva entrega de Vanity Fair Italia. El cantante, quien está promocionando la película «Trolls», habló con la revista de todo un poco: de la comida, de su personaje, de la paternidad y de su proceso musical para componer canciones. Timberlake dice que los italianos hacen todo mejor «en todos los campos: la comida, la arquitectura, la moda». El actor hace cuatro años se casó con Jessica Biel en Puglia y tratan de volver a menudo.

Branch, su personaje en el film animado es un pesimista. El troll siempre está enojado, es todo lo opuesto al esposo de Jessica Biel. «Anna Kendrick y yo intercambiamos los papeles. Ella, que por lo general hace el papel de pesimista y mal humorada, aquí representa el optimismo en persona. Ser feliz es una elección diaria: se despierta y trata de vivir en armonía con los demás, sientes que perteneces a algo más grande. A menudo, la infelicidad es el resultado de sentirse excluidos. Para Branch, por ejemplo, es así. El carácter de Poppy es lo contrario, tiene que aprender que el mundo no es color de rosas».

A continuación scans de la revista y sesión fotográfica para el número 33 de Vanitiy Fair Italia.

Justin Timberlake: «Ho il sole in tasca»

Torna, dopo tre anni di silenzio, con una canzone che mette allegria. «Merito di Silas, nato 16 mesi fa». L’intervista.

«Ecco, aspetti qui», dice la guida mentre mi parcheggia su un divano sotto uno dei portici non lontano dalla piazzetta principale. (…) In un angolo, polo color prugna e jeans larghi, circondato da tre guardie del corpo e da un gruppo di giornalisti armati di microfoni, c’è il motivo per cui oggi sono qui. Voce di Branch di Trolls (nuovo film di animazione DreamWorks in uscita il 27 ottobre) e direttore musicale del film, Justin Timberlake ha non solo selezionato i brani della colonna sonora (da True Colors di Cyndi Lauper agli Earth Wind & Fire), ma ha anche composto il tormentone estivo Can’t Stop the Feeling!, la prima canzone dopo tre anni di assenza (l’ultimo disco, The 20/20 Experience, era del 2013).

«Venga, andiamo in un posto tranquillo», dice mentre si dirige verso una delle case che danno sulla piazzetta. Sempre seguito dalle guardie del corpo, spiega che è appena tornato da due settimane in Toscana. «Ho mangiato pasta due volte al giorno, eppure non sono ingrassato. La qualità del cibo italiano è davvero un’altra cosa, qui in America c’è troppo zucchero e troppa pastorizzazione». Da quando si sono sposati in Puglia nel 2012, lui e la moglie Jessica Biel tornano in Italia spesso. «Voi italiani fate tutto meglio, in ogni campo: cibo, architettura, moda».

Anche se Branch è l’unico non felice fra tutti i Trolls, il film è una specie di inno alla gioia e all’amore universale, e non è un caso che sia capitato nella vita di Timberlake proprio adesso. «Serendipity. Conosce la parola? Il fatto che questo lavoro sia arrivato subito dopo la nascita di mio figlio è come un segno del destino». Silas Randall è nato l’8 aprile del 2015 e, a giudicare dalle foto che papà e mamma postano sui rispettivi account Instagram, è il bambino più bello e felice del mondo, caratteristica che condivide con i famosi genitori. «Dovrebbe vedere come ride quando gli faccio ascoltare Can’t Stop the Feeling!: gli piace davvero», dice con tono di papà orgoglioso.

Branch è pessimista, sempre arrabbiato, detesta cantare e men che meno ballare. Praticamente è il suo opposto.
«Sì, ed è anche l’opposto di quasi tutti i miei personaggi precedenti. Io e Anna (Kendrick, la voce di Poppy, ndr) ci siamo scambiati i ruoli: lei, che di solito recita la parte di quella pessimista e umorale, qui è l’ottimismo fatto persona, mentre io sono brontolone. In fondo è il bello di fare l’attore: puoi tirare fuori i lati oscuri».

Da bambino giocava con i Trolls?
«No. I miei giochi preferiti erano un pallone da basket e un orso di peluche».

Il messaggio neanche troppo nascosto del film è che il mondo ha bisogno di felicità.
«E che niente e nessuno è responsabile della nostra felicità, solo noi stessi. Essere felici è una scelta quotidiana: ti svegli e cerchi di sentirti in comunione con gli altri, senti di appartenere a qualcosa di più grande. Spesso l’infelicità è frutto del sentirsi esclusi. Per Branch, per esempio, è così. Il personaggio di Poppy è il contrario: deve imparare che il mondo non è tutto rose e fiori».

Branch vede sempre il bicchiere mezzo vuoto, Poppy sempre mezzo pieno. E lei?
«Io cerco di trovare sempre qualcosa di buono in tutto quello che faccio».

In Can’t Stop the Feeling! canta «I got that sunshine in my pocket, ho il sole in tasca». Se tanto mi dà tanto, lei in questo momento è felicissimo.
«Scrivere questa canzone è stato molto diverso rispetto a qualsiasi cosa abbia mai fatto in passato, perché l’ho fatto su commissione. La DreamWorks mi ha chiesto di comporre un brano con una serie di caratteristiche precise, e io ho eseguito. Quando scrivo, per me è diverso».

C’è qualcosa di vero nel mito dell’artista che per creare deve essere depresso e un po’ tormentato?
«Dipende. In passato, soffrire mi ha aiutato a comporre. Cry Me a River (sulla fine della relazione con Britney Spears, ndr) è stata scritta in un momento di dolore, come peraltro tutto il mondo sapeva…».

L’intervista e il servizio completo su Vanity Fair n. 33 in edicola il 17 agosto.

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